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Qualche zoom sui ciclisti nati oggi 17 aprile
#1
Gerard Debaets (Bel)
[Immagine: 16618819341325Debaets,Gerard.jpg]
Nato ad Heule (Watermolen) il 17 aprile 1899, deceduto a North Haledon (Usa), il 27 aprile 1959. Passista veloce su strada ciclocrossista e pistard seigiornista. Indipendente nel 1923 e professionista dal 1924 al 1940 con 13 vittorie su strada ed imprecisate su pista, fra le quali 18 internazionali: 17 Seigiorni ed un Campionato nazionale di Mezzofondo.
È stato il più dotato di una famiglia di cinque fratelli, tutti corridori: César, Michel, Gaston, Arthur, gli altri quattro. Autentico purosangue, se la cavava bene tanto su strada e fra il fango, quanto su pista. Sulla bicicletta parlava un suo linguaggio particolare, da oratore, proprio come nella vita, in particolare quando c’era da contestare i voleri di una famiglia che aveva già modificato gli itinerari del fratello maggiore Michael, ingegnere, che se ne era andato negli Stati Uniti, o quando la Federazione Ciclistica Belga non accettava le sue contestazioni. E quell’eccezionale “flandrien” che era sulla bicicletta, sapeva così divenire un perfetto latino che amava il prodotto delle sue capacità, ovvero quel business che pure il ciclismo doveva saper produrre. Uno che salì in gara sulla bicicletta, causa guerra, già a 21 anni e che vinse subito una prova, la Liegi Verdun, che vedeva allo start pure dei professionisti. Uno che fece suo tre volte il Giro delle Fiandre, la prima, nel 1923, fra gli indipendenti, indi nel 1924 e nel ’27 totalmente fra i prof, diventando il primo a fare doppietta nella grande classica, ben presto divenuta l’incenso della sua terra di nascita. Uno che nel 1925 si impose tanto nel Campionato del Belgio quanto nella Parigi-Bruxelles e che l’anno dopo vinse l’ipotetico ritorno ovvero la Bruxelles Parigi. Uno che provò nel ’25 la Bordeaux Parigi e che arrivò 2° così come arrivò 2° a due Parigi Roubaix, ma sempre con molta sufficienza, perché aldilà della gloria, a suo giudizio, si vincevano pochi soldi per la fatica che ne stava a monte. Ed era meglio ricercarli là dove c’erano. Tanto più alla luce della per lui (che aveva un talento incredibile in ogni azione del pedale) minore fatica di quelle prove, ovvero le Seigiorni, in particolare aldilà dell’Atlantico. Così, dopo l’assaggio vincente del ’25 in quel di New York, iniziò da fine ’27 a correre su pista e sempre più fra Stati Uniti e Canada. Li vinceva e guadagnava, col fratello ingegner Michael che gli preparò la strada, ospitandolo agli inizi e poi facendogli da manager. La leggenda (per modo di dire), dice che il Gerard Debaets se ne andò a New York, dopo aver vinto la di questi Seigiorni assieme all’italiano Tano Belloni, con in tasca un assegno di 5000 dollaro (oltre 90000 euro di oggi) di solo premi. Ma dietro c’erano altre entrate non specificate come l’ingaggio di partenza, le indennità giornaliere fisse, gli accordi di ogni genere stipulati dal fratello manager e persino le scommesse. In altre parole, una fortuna per Gerard che, fra l’altro, si divertiva tantissimo e la gente lo amava perché in fondo oltre allo spumeggiante talento, Debaets evidenziava sorrisi, battute, simpatia e tante acrobazie. E quando a carriera pressoché finita decise, nel 1940, di diventare cittadino degli Stati Uniti, litigando per l’ennesima volta con Federazione belga e famiglia, a Detroit, dove si era stabilito, esattamente al Cadieux Café, si iniziò a tenere ogni anno un bellissimo festival ciclistico il “The Debaets Race”. Festival che è continuato anche dopo la sua scomparsa, come un simbolo alla memoria di un ciclista che, da grande campione in Europa, scelse le Seigiorni di Stati Uniti e Canada, perché era ciclismo anche questo.
Le sue vittorie su strada. 1920 (ancora dilettante): Liegi-Verdun. 1923 (Indipendente): Giro delle Fiandre Indipendenti, Circuit Disonais. 1924 (Labor): Giro delle Fiandre, 1a tappa Critérium des Aiglons, 2a tappa Critérium des Aiglons, Classifica generale Critérium des Aiglons. 1925 (Individuale): Parigi-Bruxelles, Campionato del Belgio su strada, Gp Brasschaat, Gp Soissons. 1926 (Alcyon): Bruxelles-Parigi. 1927 (J.B.Louvet): Giro delle Fiandre.
Le sue vittorie su pista. 1925: Seigiorni di New York (con Alfons Goossens). 1927: Seigiorni di Detroit (con Anthony Beckman). 1928: Sei giorni di New York "1" (con Franco Giorgetti), Seigiorni di Chicago (con Anthony Beckman). 1929: Seigiorni di New York "2" (con Franco Giorgetti), Seigiorni di New York "3" (con Franco Giorgetti). 1930: Seigiorni di New York "1" (con Gaetano Belloni), Seigiorni di Chicago (con Anthony Beckman). 1933: Seigiorni di New York (con Alfred Letourneur), Seigiorni di Chicago (con Alfred Letourneur), Seigiorni di Toronto (con Alfred Letourneur), Seigiorni di Montréal (con Alfred Letourneur). 1934: Seigiorni di New York "1" (con Alfred Letourneur), Seigiorni di Chicago "1" (con Alfred Letourneur), Seigiorni di Buffalo "1" (con Alfred Letourneur), Seigiorni di Detroit "1" (con Alfred Letourneur), Seigiorni di Filadelfia (con Alfred Letourneur). 1936: Campionati Statunitensi di Mezzofondo/Stayer.

Piero Bertolazzi
[Immagine: 15883536091325Bertolazzi,Pierino.jpg]
Nato a Vercelli il 17 aprile 1906, deceduto a Diano Marina il 16 febbraio 1964. Passista veloce, Professionista dalla fine del 1930 al 1935 con una vittoria.
Fenomenale tra i dilettanti; nel 1929 diventò campione del Mondo su strada a Zurigo, battendo in volata un gruppetto di compagni di fuga. Nel 1930, nel mondiale dilettanti di Liegi, mentre si apprestava a disputare la volata venne fermato da una foratura e si piazzò nono. La sua dote principale era la velocità, ma deluse in maniera incredibile le aspettative da professionista, non riuscì mai ad emergere, né ad ottenere risultati significativi. Abbandonò l'attività agonistica nel 1935, dopo quattro anni da professionista, con la vittoria nel GP Industria di Torino come indipendente all’indomani dello sfortunato mondiale dilettanti del 1930, un 2° posto nel GP Nizza del ’31 e l’8° nel GP Europa (Francia) del 1932. Nel dopo carriera entrò a far parte del personale del giornale La Stampa. Successivamente fu anche Direttore Sportivo (in particolare di Frejus ed Ignis).

Willy Lauwers (Bel)
[Immagine: 16377002081325Lauwers,Willy6.jpg]
Nato a Hemiksem il 17 aprile 1936, deceduto in gara su pista a Palma di Maiorca il 12 aprile 1959. Pistard e stradista passista veloce. Professionista dal 1956 con 11 vittorie. Un talento precoce, già con autentiche dimostrazioni di qualità nel massimo ciclismo sia su pista che su strada, venuto a mancare non ancora 23enne in uno dei più tragici e misteriosi incidenti su pista della intera storia del pedale. Soprannominato "Rupske", per un modo particolare di stare sul mezzo, come se fosse un "dondolo" e per doti acrobatiche tanto evidenti ed efficaci, tali da farne una attrazione. Proveniente da una famiglia siamese al ciclismo, figlio di Stan, corridore professionista al pari dello zio Henri alla fine degli anni '30 e fratello di Danny, nato un anno prima della sua morte, trovò sui velodromi un terreno incredibile per formarsi e testimoniarsi versatile e resistente. A 19 anni ai campionati belgi su pista per dilettanti, fece tre gare e non uscì in nessuna dal podio: 3° nella velocità, 2° nell'omnium, e 1° assieme a Guillaume Tobback nell'americana. E che per quest'ultima specialità avesse già le qualità per essere professionista di vaglia, lo si capì subito. Spinto al passaggio fra i prof dall'ambiente stesso delle Sei Giorni, nel '56 esordì nella massima categoria e fu subito significativo. Non ancora ventenne fu protagonista alla Gand Wevelgem che chiuse al 16° posto dopo una gran condotta, indi finì 2° nel GP di Hanret, mentre su pista dopo il 7° posto nella Sei Giorni di Anversa ed il 6° in quella di Gand, finì 2° in quella di Bruxelles assieme a Rijckaert. Nel '57 si migliorò sensibilmente, vincendo da subito con Arnold e Teruzzi la Sei Giorni di Anversa, a quei tempi la più blasonata, finendo 3° nei campionati belgi della velocità fino a raccogliere significative risultanze su strada: 4 vittorie e piazzamenti di valore come il 2° posto nel GP l'Escault. Nel 1958, deciso a provarsi un po' meglio su strada vinse sei corse fra le quali una semiclassica come la Hoegaarden-Anversa-Hoegaarden, dove superò gran parte del gotha del ciclismo belga. Lanciato verso una stagione che doveva vedere nell'estate il punto migliore, segmento che aveva curato poco in precedenza, accettò l'ingaggio per una grande riunione dietro motori al Velodromo Tiradon a Palma di Maiorca il 12 aprile 1959. Fra gli stayer si era già cimentato ed anche lì aveva mostrato grandi doti, ma la tragedia purtroppo lo attendeva. Caduto a causa di motivi mai chiariti (forse lo scoppio di un tubolare), fu investito dalla grossa moto di Vicente Ferra, allenatore di Pedro Gomila, trovando la morte praticamente all'istante. Le circostanze dell'incidente, comunque, non furono mai chiarite: quel che è certo, è che in quel momento gli stayer di testa, dove si trovava Lauvers, stavano viaggiando ad 85 km/h.

Francis Augustin Bazire (Fra)
[Immagine: 15370831191325Bazire,Francis.jpg]
Nato a Écalles-Alix (Alta Normandia) il 17 aprile 1939, deceduto a Rouen (Alta Normandia il 18 gennaio 2022. Passista veloce. Professionista nel 1965 e 1966 senza ottenere vittorie.
La convinzione, in gran parte popolare che i normanni dovessero essere biondi alla Jacques Anquetil o alla Gerard Saint, si infrangevano in quegli anni con quel bruno che era Francis Bazire, un corridore che fece presto a diventare popolare perché gran dilettante, probabilmente il migliore per corse di un giorno che aveva la Francia a cavallo degli anni sessanta. Già, perché la fama del ragazzo di Écalles-Alix, fu così capace di varcare i confini francesi, visto il suo protagonismo nei grandi appuntamenti internazionali, dove fu sempre un bel piazzato. In patria, da “puro”, fu vincente nel 1959 nella rinomata crono Pont-Audemare (lunga 85,6 km!), fu poi 3° nel 1960 nella Parigi Troyes e nel Tour du Finistère, 3° nei Campionati Francesi su strada nel ’63. Meglio fuori Francia: 5° (primo transalpino) ai Mondiali di Salò ’62, vincitore a Napoli dei Giochi del Mediterraneo ’63, indi 2° dietro all’italiano Vicentini ai Mondiali di Renaix in Belgio sempre nel ‘63, nonché 4° (primo francese) ai Mondiali di Sallanches in terra d’oltralpe e 54°, ma animatore, delle Olimpiadi di Tokyo. Insomma una lunga serie di segni positivi, ma pure una lunga, troppo lunga militanza fra i dilettanti. Arrivò cosi al professionismo in seno alla Peugeot di Gaston Plaud nel 1965, già troppo spremuto. Si potrebbe dire spento. Nei due anni nell’élite del ciclismo, fu 3° nel Circuit de la Vienne, ed in due Criterium, a Saint-Macaire-en-Mauges e ad Hénon nel 1965, ed il suo miglior risultato lo colse in Belgio, quando finì 2° nella Hoeilaart - Diest – Hoeilaart, nel ’66. Alla fine di quest’ultima stagione, intelligentemente, abbandonò il ciclismo agonistico.

Maurizio Ricci detto Morris
 
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