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GIRONE O
Leggenda del girone: Rik Van Steenbergen. Formidabile velocista del secondo dopoguerra, è il quarto plurivittorioso della storia, a quota 270 successi. Grande specialista delle corse di un giorno, è il recordman di Mondiali vinti (al pari di Binda, Merckx e Freire) con tre allori, vinse a Copenaghen nel 1949, regolando in volata niente meno che Kubler e Coppi, ancora a Copenaghen nel 1956, precedendo il suo delfino Rik "II" Van Looy, e a Waregem nel 1957 su Bobet.
Nel suo palmares figurano ovviamente la Milano Sanremo, Il Giro delle Fiandre (2), la Parigi Roubaix (2) e i campionati belgi (3).
Tra i Grandi Giri si distinse in particolar modo al Giro d'Italia: nella sua carriera vinse 15 tappe in Italia, ma fu anche competitivo per la classifica generale nel 1951. Infatti quell'anno vestì la maglia rosa per 7 giorni, ma la perse a soli tre giorni dal termine in favore di Fiorenzo Magni.
Fenomeno del girone: Miguel Indurain. La crescita del navarro fu graduale, iniziò come gregario di Pedro Delgado, aiutandolo a vincere il Tour de France nel 1988. Nel 1991, grazie a due splendide vittorie nelle cronometro e soprattutto ad un’ azione sul Tourmalet in compagnia Chiappucci (vincitore di quella tappa), Indurain vinse il suo primo Tour.
La stagione seguente entrò nella storia del ciclismo compiendo l’accoppiata Giro-Tour, in cui emerse il suo stile di corsa: vittorie a cronometro (strabiliante il successo nella crono di Lussemburgo al Tour, una delle migliori della storia del ciclismo!) e “marcatura” perfetta degli avversari sulle grandi montagne. L’anno dopo Indurain breplicò la doppietta: alla Grand Boucle vestì per 14 giorni consecutivi la maglia gialla, senza che nessun avversario potesse impensierirlo. Nel 1994 gli sfuggì la terza affermazione nella corsa rosa, che andò al giovane Berzin, ma al Tour dominò ancora: nonostante un solo successo di tappa (non era infatti raro che Indurain lasciasse i successi di tappa ai suoi avversari) rifilò oltre 5 minuti al secondo classificato, Ugrumov. Prima del termine della stagione Indurain riuscì a battere il record dell’ora (53,040 Km) nel velodromo di Bordeaux.
Nel 1995 entrò nella leggenda vincendo il quinto Tour de France consecutivo, nessuno prima di lui c’era riuscito. Anche quell’edizione della Grand Boucle fu dominata dal navarro grazie alle due affermazioni nelle crono e alla straordinaria azione di Liegi in coppia con Bruyneel. Nei campionati del Mondo in Colombia arrivò secondo nella prova in linea (dietro al connazionale Olano) e vinse la prova a cronometro.
Nel 1996 Indurain non replicò le prestazioni degli anni precedenti nella corsa a tappe francese, fu però grande protagonista nell’Olimpiade di Atlanta, dove vinse la medaglia d’oro nella cronometro. L'anno seguente si ritirò.
La straordinaria carriera di Indurain è dovuta principalmente alle sue grandi doti atletiche: infatti lo spagnolo, durante la sua carriera sportiva, aveva un ritmo cardiaco a riposo di 28 battiti al minuto circa e una capacità polmonare vicina agli otto litri.
Divo del girone: Gastone Nencini. Personaggio molto amato dal pubblico degli anni '50 e '60 per il suo straordinario agonismo, per le sue vittorie, ma anche per le cocenti sconfitte. La sua prima delusione è anche la più famosa, quella del Giro 1955, allorquando era in maglia rosa a due giorni dal termine e venne attaccato dopo una foratura dalla coppia Magni-Coppi durante la tappa di San Pellegrino Terme. Il Leone del Mugello si prese la rivincita due anni dopo in circostanze ancora più particolari (per i canoni moderni, non per quel tempo): il capoclassifica Gaul si fermò a fare pipì, Nencini attaccò, alleandosi con i francesi e Poblet ed estromise il lussemburghese dalla lotta per la maglia rosa, a poche tappa da Milano.
Il suo successo più importante però fu il Tour de France del 1960. Edizione tragica, che pose fine alla carriera del forte Roger Riviere, che proprio stava lottando con il toscano per la maglia gialla, ma vinta con pieno merito da Nencini.
Morì a soli 50 anni.
Controverso del girone: Benoni Beheyt. Dopo una buona carriera a livello giovanile, passò professionista nel 1962, a 22 anni. Al secondo anno tra i grandi, fece un'ottima campagna del nord, coronata col successo nella Gand-Wevelgem. Queste buone prestazioni gli fecero guadagnare la convocazioni per i Mondiali a Ronse, in casa, nei quali avrebbe dovuto guidare l'Imperatore di Herentals Van Looy al terzo successo in carriera.
Questa corsa cambiò la vita a Benoni, nel bene e nel male. Beheyt accusò crampi per tutta la corsa e si sottrasse al lavoro di gregariato per il capitano, se non negli ultimi metri quando si affiancò a Van Looy e appoggiandosi su di lui quasi a spingerlo, non smise di pedalare e lo superò per pochi centimetri.
Rik II non accettò tale affronto e, avendo un certo potere, impedì al suo "gregario" di essere ingaggiato da squadre importanti e di essere invitato in alcune gare. Il suo anno in maglia iridiata tutto sommato non fu male, vinse una tappa al Tour, il Giro del Belgio e ottenne piazzamenti in corse importanti, ma a causa dell'ostracismo di Van Looy la sua carriera volgeva già al termine.